Cos’è la chirurgia estetica?
Uno dei luoghi comuni più diffusi, è la convinzione generale che chirurgia plastica ed estetica siano sinonimi, quando in realtà la chirurgia estetica (detta anche cosmetica) è solo una branca specialistica della chirurgia plastica vera e propria.
Per chirurgia plastica, si intendono infatti tutti quegli interventi atti a ricostruire o ripristinare la struttura e la funzione di tutti quegli apparati la cui morfologia sia stata alterata, o per via di eventi esterni (come traumi, patologie oncologiche, malattie degenerative), o a malformazioni (congenite e dello sviluppo).
La chirurgia plastica si occupa quindi di “rimodellare” (dal greco plasticos: plasmare, modellare) tessuti quali quello cutaneo, adiposo, muscolare e scheletrico, utilizzando tecniche che permettono di reintegrare i distretti danneggiati, prelevando materiale da altre zone dell’organismo, o estraendo cellule epiteliali staminali che, opportunamente coltivate, permetteranno di rigenerare o sostituire i tessuti danneggiati attraverso la tecnica dell’innesto. Quando il materiale da innestare è stato estratto da altri distretti dello stesso individuo che lo riceve si parla di autotrapianto, se proviene da altri donatori della stessa specie (umani) si parla allora di allotrapianto, ma è possibile perfino che provenga da individui di specie diverse, come ad esempio le integrazioni in vitro di cellule epiteliali con collagene bovino o sintetico: si parla in quest’ultimo caso di xenotrapianto.
Sebbene la chirurgia plastica sia una specializzazione chirurgica di tipo generale (ovvero che non si limita ad interventi di tipo distrettuale), esistono sottodiscipline che permettono ai chirurghi di raggiungere la massima competenza in alcuni specifici settori, come ad esempio la chirurgia della mano, quella degli arti inferiori, quella pediatrica, la microchirurgia, la chirurgia degli ustionati e quella craniofacciale.
La chirurgia plastica si suddivide in due branche: la chirurgia ricostruttiva e la chirurgia estetica o cosmetica.
La prima occupa quindi sia di ripristinare l’omeostasi morfologico-funzionale di tessuti anormali o danneggiati, che di riapprossimare un aspetto normale qualora la funzionalità sia comunque conservata. Esempi di chirurgia ricostruttiva comuni sono gli interventi di ricostruzione per labiopalatoschisi, la mastoplastica ricostruttiva successiva alla mastectomia oncoplastica, gli innesti di pelle nei grandi ustionati, o gli interventi di chirurgia ricostruttiva della mano a seguito di traumi ortopedici.
La chirurgia estetica si occupa invece di tutti quegli interventi considerati opzionali, non legati cioè alla necessità di correggere riduzioni della funzionalità anatomica o fisiologica degli apparati coinvolti, ma solo di migliorarne l’aspetto fisico esteriore.
Gli interventi, di natura appunto estetica, possono essere di tipo additivo attraverso l’uso di innesti o di impianti alloplastici, ossia presidi composti di materiali sintetici, biologici e non: esempi di questo tipo di intervento sono la mastoplastica additiva (trapianto di seni sintetici), il trapianto di capelli e la labioplastica (allargamento della bocca e delle labbra).
Sempre di natura estetica sono anche gli interventi di riduzione o di rimozione di tessuti, come la ginecomastia maschile (rimozione delle mammelle maschili), la rinoplastica riduttiva (riduzione del naso), la liposuzione (rimozione dei tessuti adiposi in eccesso), la ritidectomia (rimozione delle rughe). Altri tipi di interventi si occupano invece di rimodellamento corporeo (body-contouring) atto a migliorare l’aspetto esteriore di alcuni distretti: appartengono a questa tipologia gli interventi di addominoplastica (chirurgia dell’addome), falloplastica (chirurgia del pene), brachioplastica (chirurgia delle braccia), blefaroplastica (chirurgia delle palpebre e del contorno occhi), o di lifting degli zigomi e delle guance.